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[EP] DYM - The Swarm, [2011] NoiTekk

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Chemnitz
view post Posted on 1/3/2011, 19:37     +1   -1




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Tracklist:
Part 1:
The Swarm
01. Abbra Cadaver
02. For Katherine
03. Right to Fail
04. W.M.D.
05. Lude
06. Swarm (Minimal Mix)

Part 2:
(The Invilid remixes)
07. Bender (Remix by Sincere Trade)
08. EBGM (Remix by Pre-Emptive Strike)
09. NeuWorldBrave (Remix by Not Found)
10. Autonomy of the Will (Remix by Die Sektor)
11. Life Sized (Remix by CompUterus)
12. Touch (Remix by C-lekktor)
13. Martha Monoxide (Remix by DYM)
14. Government Stomp! (Remix by Encephalon)
15. The Invilid (Remix by Amduscia)
16. Sin Phony (Remix by Fractured)

Links:
www.myspace.com/dym

A quasi tre anni di distanza dal fortunato debut "The Invilid", questo duo canadese torna con un lungo EP di oltre settanta minuti, diviso volutamente in due parti distinte, la prima con brani inediti e la seconda con remix di alcune tracce già contenute nel sopraccitato album.
I DYM (ovvero: Death to Your Modern) possono davvero essere inseriti in un contesto 'cyber' (termine purtroppo abusato negli anni, basti pensare a quel fenomeno da baraccone chiamato Extize!), proprio perchè il loro sound parte da un solido background 'cyberpunk' (dopotutto gli Skinny Puppy sono loro connazionali), dipanandosi poi verso sonorità che flirtano con l'harsh-EBM (la voce...), l'industrial più cibernetico, la techno breakkata ed altro ancora. "The Invilid" infatti era un disco diverso dalle solite uscite, per questo lo avevo apprezzato moltissimo ed in parte amplificava (migliorandolo) il discorso già cominciato da gente come Fractured (qualcuno si ricorderà del discreto "Only Human Remains" del 2005, pieno di buone intuizioni anche se a tratti acerbo).
Ma veniamo a questo "The Swarm": diciamo subito che la prima parte del cd è la migliore, con l'opener "Abbra Cadaver" che lancia subito il suo freddo messaggio, una sorta di apocalisse tecnologica dai contorni oscuri, prima delle note sperimentali di "For Katherine", episodio strumentale di ottima fattura, un downtempo industriale che congela il sangue.... song meravigliosa. Con "Right To Fail" parlare di cassa dritta sarebbe riduttivo, perchè spesso per i DYM il basso è solo un 'di più' intorno al quale costruire una trama infinita di soluzioni sintetiche in continua evoluzione. "W.M.D." invece sarebbe perfetta da ascoltare guardando le immagini di "Tetsuo - The Iron Man" di Tsukamoto, perchè si tratta di una song malata che sembra essere stata sputata fuori da un uomo-macchina in crisi epilettica, un passaggio convulso e frenetico nella sua gelida lentezza, a dir poco geniale! Molto bene pure "Lude", secca e diretta, intervallata da un break centrale dannatamente cupo, prima che il vocoder faccia ripartire la violenza; a seguire un 'minimal mix' della title-track, altra traccia spettacolare che cresce lentamente come una mutazione corporea cronenberghiana.
Insomma, se il dischetto finisse qui, potrei parlare tranquillamente di grandissimo EP. Invece la lunga appendice di remix appesantisce non poco il prodotto, anche perchè tutte le canzoni qui riproposte le preferivo di sicuro nella loro versione originale. Sincere Trade fa il suo lavoro trasformando quella bomba di "Bender" in una buonissima track IDM, mentre i Pre-Emptive Strike si fermano al compitino di matrice harsh-EBM, senza grandi sussulti. Peggio di loro fanno i Die Sektor ma molto meglio invece fanno i C-Lekktor con la rivisitazione di "Touch", ballabile e venata di dark-electro (inconfondibile il tocco messicano); meglio anche del passabile remix degli Amduscia per "The Invilid", appena sufficiente. Senza infamia e senza lode i remix di Not Found, CompUterus (bel nome però!), degli stessi DYM per "Martha Monoxide" (ma l'originale era di tutt'altra pasta) e di Fractured, mentre mi ha deluso la prova del valido Encephalon, con un brano un pò scialbo rispetto alle (mie) aspettative.
Detto questo c'è poco da aggiungere: chi ha amato "The Invilid" corra ad ascoltare (e a comprare!) questo EP, chi invece sta sentendo parlare dei DYM la prima volta, non deve fare altro che provare ad avvicinarsi senza timore ad un sound a tratti ostico, ma finalmente vario, libero dagli schemi di 'genere' e prodotto tra l'altro più che egregiamente. Cyberindustrial, quello vero.
 
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